Risarcimento danni per negligenza medica

Senza-titolo-14

PER INFO CHIAMA AL +39 0515 21632

RICHIEDI UNA CONSULENZA

Compila il modulo per ricevere una consulenza

Risarcimento danni per negligenza medica

In linea generale si definisce comportamento negligente la mancanza di diligenza richiesta nel compiere una certa attività. Nell’ambito medico-sanitario si prefigura negligenza medica in diversi casi pur non esistendo un concetto unitario perché ogni valutazione deve tenere conto di numerosi fattori del caso concreto. In alcune occasioni il paziente o la sua famiglia possono richiedere al medico ed alla struttura un risarcimento danni per negligenza medica.






    Risarcimento danni per negligenza medica

    In linea generale si definisce comportamento negligente la mancanza di diligenza richiesta nel compiere una certa attività. Nell’ambito medico-sanitario si prefigura negligenza medica in diversi casi pur non esistendo un concetto unitario perché ogni valutazione deve tenere conto di numerosi fattori del caso concreto. In alcune occasioni il paziente o la sua famiglia possono richiedere al medico ed alla struttura un risarcimento danni per negligenza medica.

    RICHIEDI UNA CONSULENZA

    Compila il modulo per ricevere una consulenza






      Cosa si intende per negligenza medica?

       

      Nel mondo medico viene definito negligente il medico che svolgendo la sua professione, non rispetti quelle norme di diligenza c.d. qualificata, ovvero che è lecito aspettarsi dal professionista abilitato all’esercizio della professione medica nell’esercizio della stessa e che sono osservate dalla generalità dei medici.

      La diligenza che viene richiesta al professionista medico si differenzia, infatti, dalla diligenza comune perché è un qualcosa in più (per l’appunto è qualificata) rispetto a quella che si può richiedere a una qualsivoglia altra persona.

      Un esempio di negligenza medica grave potrebbe essere la dimenticanza da parte di un ferrista di una garza nell’addome di un paziente. Questa condotta è tanto più grave nell’ambito sanitario, avendo a che fare con la salute e la vita delle persone, in quanto errori commessi da un medico che agisce con negligenza possono causare danni non indifferenti ai pazienti.

       

      Si differenzia dalla negligenza medica l’imperizia, nella quale il comportamento delle regole tecniche alla base della professione medica non è rispettato per incapacità tecnica o inesperienza (es: il chirurgo che compia un errore nell’esecuzione di un intervento routinario).  Ulteriore distinzione va fatta per l’imprudenza definita come avventatezza o scarsa ponderazione nel compimento dell’attività medica. (es: il medico che suggerisca un trattamento troppo rischioso). Bisogna però riconoscere che i margini tra le definizioni sono labili, ed anzi spesso vi è almeno parziale sovrapposizione tra le nozioni.

      Ciò che conta è che tutte e tre le ipotesi di “negligenza”, “imperizia” e “negligenza” comportano la sussistenza di una “colpa medica” e, pertanto, una responsabilità risarcitoria in capo al medico per i danni subiti dal paziente in conseguenza della condotta colposa a lui imputabile.

       

       

       

      I casi di errata diagnosi sono considerati negligenza medica?

       

      Si parla di errata diagnosi quando i medici, per errore, in sede di anamnesi e/o di valutazione dei sintomi e/o a seguito di indagini strumentali fatte svolgere al paziente non arrivino a formulare la diagnosi corretta rispetto al tipo di patologia di cui è affetto il paziente. Questo comportamento configura una perdita delle chances per il paziente di beneficiare di tutte le cure possibili contro la patologia, fino a poter arrivare alla compromissione della possibilità di sua guarigione.

       

      Secondo la sentenza 47448/2018 della Corte di Cassazione ci si trova di fronte ad un errata diagnosi in due casi: quando il medico non riesce a ricondurre i sintomi del paziente a una patologia nota o li riconduce a una patologia errata, quando il medico non sottopone al paziente tutti gli accertamenti necessari per la formulazione di una corretta diagnosi.

       

      La giurisprudenza suddivide i casi di errata diagnosi in imprudenza del medico e negligenza. Si tratta di negligenza quando il professionista non mette in pratica quanto comunemente suggerito dalla scienza medica, prescrivendo ad esempio quegli esami strumentali necessari per una corretta diagnosi. Si definisce invece imprudenza una condotta del medico che non tenga in considerazione delle regole professionali riconducibili a casi simili. In entrambi i casi si ricade in un’ipotesi di errore colposo. 

       

      La Cassazione (sentenze nn. 26972, 26973, 26974. 26975 dell’11 novembre 2008) ha individuato tre requisiti minimi affinché il danno lamentato in caso di errata diagnosi possa essere risarcibile.

       

      1. La lesione di un diritto inviolabile della persona di rilevanza costituzionale
      2. La lesione dell’interesse deve essere grave.
      3. Il danno non deve essere futile.

      Per info chiama al +39 0515 21632