TARDIVA DIAGNOSI ONCOLOGICA: COME OTTENERE IL RISARCIMENTO
La tardiva diagnosi oncologica è tra gli errori medici più gravi in ambito sanitario, capace di determinare un aggravamento irreversibile della patologia, fino a compromettere l’aspettativa di vita del paziente.
Una diagnosi tempestiva può fare la differenza tra la guarigione e la cronicizzazione, tra una terapia efficace e una ricomparsa di recidiva.
Quando il tumore viene diagnosticato in ritardo, spesso a causa di sottovalutazione dei sintomi o di erronea interpretazione degli esami, il danno per il paziente può essere enorme.
In questi casi, si apre la strada alla richiesta di risarcimento per responsabilità medica.
In questo approfondimento, frutto di anni di esperienza nel campo della responsabilità sanitaria, analizziamo tutti gli aspetti legati al risarcimento “danni da diagnosi oncologica tardiva”.
Cosa si intende per tardiva diagnosi oncologica
Si parla di tardiva diagnosi oncologica quando il tumore non viene diagnosticato entro i tempi clinicamente appropriati, nonostante la presenza di sintomi, esami o condizioni che avrebbero dovuto portare a sospettarlo, indagare ulteriormente, quindi accertarlo per tempo.
Le situazioni più frequenti includono:
- mancato approfondimento diagnostico di referti radiologici o laboratoristici sospetti;
- ritardo nell’esecuzione di esami strumentali (come TC, PET, RMN);
- mancata indicazione a visita oncologica o specialistica;
- sottovalutazione di sintomi persistenti riferiti dal paziente;
- errori nella comunicazione tra reparti o medici;
- omessa segnalazione nelle lettere di dimissione di un quadro meritevole di approfondimenti strumentali.
La responsabilità sanitaria in questi casi può portare al risarcimento se il colpevole ritardo ha causato un peggioramento dello stadio del tumore con conseguente perdita di chance di sopravvivenza, minore aspettativa di vita o una qualità della vita compromessa.
Perché il ritardo nella diagnosi di tumore è così grave
Nel trattamento delle neoplasie, ogni mese di ritardo può avere un impatto misurabile sulla sopravvivenza.
Le linee guida cliniche internazionali raccomandano tempistiche precise per la diagnosi e l’avvio della terapia.
Ad esempio, in molti casi oncologici (come il tumore al polmone, al colon o alla mammella), una diagnosi allo stadio I o II può garantire tassi di sopravvivenza a 5 anni superiori al 70-80%, mentre agli stadi III e IV tali percentuali si riducono drasticamente.
Il ritardo di diagnosi, se significativo, comporta:
- progressione del tumore verso stadi più avanzati;
- riduzione delle opzioni terapeutiche (es. non operabilità);
- aumento degli effetti collaterali dovuti a terapie più aggressive;
- peggioramento delle condizioni fisiche e psicologiche del paziente;
- morte o incremento del rischio di morte precoce, perdita di chances di sopravvivenza o minor aspettativa di vita.
Tardiva diagnosi di tumore polmonare
Il tumore polmonare è tra le neoplasie con maggiore incidenza e mortalità.
Diagnosticato precocemente, offre buone probabilità di sopravvivenza.
Tuttavia, è spesso asintomatico nelle fasi iniziali, e viene scoperto solo quando è già in stadio avanzato.
Una diagnosi tardiva di tumore al polmone può derivare da:
- referti radiologici ambigui non approfonditi;
- mancata indicazione a TAC toracica a seguito di sintomi respiratori persistenti (tosse, emottisi, dispnea);
- sottovalutazione di quadri suggestivi come “addensamenti” o “noduli polmonari”;
- omessa comunicazione tra radiologo, medico di base e pneumologo.
Le conseguenze legali, in questi casi, si fondano sulla mancata attivazione di un iter diagnostico tempestivo che avrebbe potuto individuare la malattia in stadio iniziale.
La prognosi per un tumore polmonare in stadio I supera il 65% di sopravvivenza a 5 anni; in stadio III, scende al 25%, e in stadio IV è inferiore al 10% (Associazione Italiana Oncologia Medica).
Quali danni si possono chiedere in sede risarcitoria
In caso di tardiva diagnosi oncologica, si possono chiedere le seguenti voci di danno:
- Danno biologico (per l’aggravamento fisico del paziente);
- Danno morale (angoscia, paura, stress da malattia avanzata);
- Danno esistenziale (perdita qualità della vita, affetti, progetti);
- Danno patrimoniale (spese mediche, mancato guadagno, assistenza);
- Perdita di chance (minori probabilità di sopravvivere o guarire);
La perdita di chance è un concetto giuridico fondamentale quanto complesso, in forza del quale, anche se non è possibile dimostrare con certezza che il paziente si sarebbe salvato, è sufficiente provare che avrebbe avuto una probabilità concreta e significativa di farlo.
E se il paziente è deceduto? I diritti dei familiari
Quando la diagnosi oncologica tardiva conduce al decesso del paziente, i familiari hanno diritto a chiedere:
-
Il risarcimento iure hereditatis: comprende i danni sofferti dal paziente prima della morte (dolore, peggioramento fisico, percezione dell’imminente fine vita, ecc..);
-
Il risarcimento iure proprio: il c.d. danno non patrimoniale da perdita del rapporto affettivo, ovvero i danni subiti direttamente dai familiari (sofferenza per la perdita, vuoto affettivo) secondo parametri e Tabelle di legge, a cui si aggiungono i danni economici.
Tra i soggetti legittimati a chiedere il risarcimento rientrano generalmente: coniuge, figli, genitori, fratelli, nonni, convivente more uxorio.
La giurisprudenza, infatti, riconosce sempre più spesso anche il diritto dei conviventi a ottenere un risarcimento, in presenza di un rapporto stabile e duraturo.
Nel valutare l’entità del danno, si tiene conto di diversi fattori:
-
la qualità e l’intensità del legame familiare;
-
l’età del defunto e dei superstiti;
-
l’impatto psicologico ed economico della perdita;
Come si dimostra la responsabilità medica in caso di diagnosi tardiva
Il nostro lavoro parte sempre da una imprescindibile accurata analisi medico-legale della documentazione sanitaria.
Grazie ai nostri medici legali e specialisti oncologi ricostruiamo:
- la storia clinica e l’evoluzione del tumore;
- le tempistiche tra i primi sintomi e la diagnosi;
- le condotte omissive o errate dei sanitari;
- le linee guida violate;
- l’evoluzione della neoplasia durante il tempo intercorso tra doverosa diagnosi tempestiva e prognosi effettiva.
L’onere della prova è a carico del paziente (o dei familiari), ma grazie a strumenti come l’accertamento tecnico preventivo e le consulenze medico-legali specialistiche, si può documentare in modo solido la responsabilità della struttura o del singolo sanitario.
L’importanza di rivolgersi a un avvocato esperto in diritto sanitario
In materia di responsabilità medica, l’assistenza legale qualificata di che si occupata di responsabilità medica fa la differenza.
Lo Studio Legale Albini & Partners segue da anni casi di responsabilità medica e di diagnosi oncologiche tardive, offrendo gestione completa del caso:
- valutazione preliminare;
- assistenza nella raccolta della documentazione sanitaria;
- collaborazione con medici-legali di comprovata esperienza;
- redazione ricorsi e azioni giudiziali o stragiudiziali;
- tutela degli eredi in caso di decesso del paziente.
Spesso i risarcimenti si ottengono senza arrivare in tribunale, attraverso trattative efficaci con ASL o compagnie assicurative.
Un caso di studio: risarcimento di €180.000 per tardiva diagnosi di tumore polmonare
IL CASO
Il nostro assistito, ricoverato per colestasi, si sottoponeva a TC addome che evidenziava un sospetto addensamento polmonare.
Il radiologo si limitava a descrivere genericamente l’immagine, senza formulare ipotesi né suggerire ulteriori approfondimenti. Alla dimissione, nessuna indicazione veniva fornita riguardo il sospetto.
A distanza di circa 14 mesi, in presenza di febbre e tosse persistente, l’assistito effettuava TC polmonare che dava diagnosi di tumore in stadio 3B.
Dopo intervento, chemioterapia e radioterapia, decedeva entro un anno.
NOSTRA TESI
Il ritardo diagnostico di 14 mesi ha determinato il passaggio da stadio IIB a IIIA, compromettendo le reali possibilità di cura e causando la perdita della chance di sopravvivenza a 5 anni.
Il paziente è vissuto meno a lungo e in condizioni fisiche e psichiche peggiori.
TESI AVVERSARIA
Secondo la ASL, l’aggressività del tumore era tale da non consentire comunque una guarigione, anche con diagnosi tempestiva.
ESITO
Dopo un anno di trattative, è stato raggiunto un accordo transattivo: €. 180.000 di risarcimento per perdita della chance.
Conclusioni
La tardiva diagnosi oncologica è una delle più gravi forme di responsabilità medica, con conseguenze spesso irreversibili sul piano clinico ed esistenziale.
Quando emergono dubbi sulla correttezza del percorso diagnostico seguito, è importante agire in tempi ragionevoli, per tutelare i propri diritti e quelli dei propri cari.
Affidarsi al nostro studio significa avere al proprio fianco una rete di professionisti avvocati e medici che si occuperanno di tutto, capaci di orientare le scelte, valutare concretamente la fondatezza della pretesa risarcitoria, accompagnare il paziente o i Suo familiari in un percorso così importante e delicato con la sensibilità e disponibilità che tali casi richiedono.
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