RIFIUTO RAPPORTI SESSUALI E SEPARAZIONE
Il rifiuto di rapporti sessuali nel matrimonio: quando può portare della separazione ?
Recentemente, la Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU) ha stabilito che il rifiuto di avere rapporti intimi con il coniuge non può costituire un inadempimento dei doveri coniugali tale da giustificare l’addebito della separazione o del divorzio. La sentenza, pronunciata il 23 gennaio 2025 (caso n. 13805/21), ha avuto un forte impatto sull’interpretazione della normativa matrimoniale e sui diritti dei coniugi.
Il caso: quando il rifiuto di rapporti sessuale diventa motivo di addebito della separazione
Una donna francese, dopo oltre trent’anni di matrimonio e quattro figli, aveva chiesto il divorzio accusando il marito di essere violento e di dare priorità alla carriera. Tuttavia, i tribunali nazionali le avevano imputato la colpa della fine del matrimonio a causa della sua prolungata astensione dai rapporti sessuali.
La Corte di Appello di Versailles e la Cassazione francese avevano considerato il rifiuto di rapporti intimi come una grave violazione dei doveri coniugali, ignorando le ragioni di salute addotte dalla donna. Di fronte a questa decisione, la ricorrente si è appellata alla Corte EDU, denunciando una violazione dell’articolo 8 della Convenzione Europea dei Diritti Umani, che tutela il diritto al rispetto della vita privata.
La sentenza della Corte EDU: la libertà sessuale viene prima dei doveri coniugali
La Corte ha dato ragione alla donna, affermando che la condanna per il rifiuto di rapporti sessuali rappresentava un’ingerenza nella sua libertà personale. In particolare, ha sottolineato che:
- Il consenso al matrimonio non implica un consenso automatico a future relazioni sessuali.
- Nessuna legge può imporre l’obbligo di avere rapporti intimi con il coniuge.
- Il diritto alla libertà sessuale e al controllo del proprio corpo prevale su qualsiasi interpretazione dei doveri coniugali.
Cosa dice la normativa italiana sul rifiuto dei rapporti sessuali ?
Nel diritto italiano, l’articolo 143 del Codice Civile stabilisce gli obblighi reciproci dei coniugi, tra cui fedeltà, assistenza morale e coabitazione. Sebbene non sia esplicitamente menzionato il dovere di avere rapporti sessuali, la giurisprudenza ha talvolta considerato un rifiuto prolungato come causa di addebito della separazione.
Ad esempio, la Corte di Cassazione ha affermato che un’astinenza ingiustificata, se protratta nel tempo, può essere motivo di addebito della separazione (Cass. n. 19112/2012). Tuttavia, la sentenza della Corte EDU apre ora la strada a un’interpretazione più moderna, che tutela la libertà individuale e il diritto all’autodeterminazione sessuale.
Quali sono le implicazioni pratiche per le separazioni e i divorzi in Italia ?
Dopo questa pronuncia, è probabile che i giudici italiani debbano riconsiderare il concetto di “dovere coniugale”, soprattutto nei casi in cui l’astensione dai rapporti intimi sia determinata da motivazioni personali legittime. Questa sentenza potrebbe portare a una maggiore tutela della libertà sessuale all’interno del matrimonio, evitando che il rifiuto di rapporti intimi venga utilizzato come elemento determinante per l’addebito della separazione.
Conclusioni
Questa recente sentenza della Corte EDU segna un importante passo avanti nella protezione dei diritti individuali all’interno del matrimonio. La libertà sessuale e il diritto all’autodeterminazione non possono essere sacrificati in nome di un presunto “dovere coniugale”. Per chi si trova in situazioni simili e desidera comprendere meglio i propri diritti, rivolgersi a un avvocato esperto in diritto di famiglia è la scelta migliore per affrontare al meglio una separazione o un divorzio.
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