INTELLIGENZA ARTIFICIALE E LAVORO: QUALI TUTELE PER IL LAVORATORE ?
1. Il mondo conosciuto: una routine che sembrava solida
Oggi ti racconto la storia di Mario.
Per anni, Marco – impiegato in un’azienda logistica – ha svolto il suo lavoro con impegno.
Smistava ordini, controllava fatture, inseriva dati nei sistemi. Una mansione non straordinaria, ma precisa, puntuale, affidabile. Era parte di una catena che funzionava.
Poi è arrivata lei: l’intelligenza artificiale.
Un nuovo software gestionale, capace di organizzare in pochi secondi dati che lui impiegava ore a processare.
“Ci farà risparmiare tempo e risorse”, dicevano i manager.
Nessuno, però, gli aveva spiegato che quella stessa intelligenza artificiale avrebbe potuto sostituirlo.
2. La rottura dell’equilibrio: il licenziamento per giustificato motivo oggettivo
Pochi mesi dopo, Marco riceve una comunicazione: licenziamento per giustificato motivo oggettivo.
La lettera spiega che, a causa della “razionalizzazione dei processi produttivi”, la sua posizione non è più necessaria. È una formula elegante per dire che il nuovo sistema ha preso il suo posto.
Ma è davvero tutto così semplice?
È legittimo un licenziamento per giustificato motivo oggettivo legato all’introduzione dell’AI?
Il datore di lavoro può legittimamente licenziare un dipendente perché un software lo ha “superato”?
Quali tutele ha il lavoratore?
La storia di Marco è quella di tanti. E forse anche la tua.
Proviamo a fare chiarezza.
3. AI e licenziamento per giustificato motivo oggettivo: quali tutele per il lavoratore ?
L’intelligenza artificiale è entrata nei luoghi di lavoro. E con essa, anche nuove domande giuridiche.
Dalla produzione industriale alla gestione documentale, dal customer service all’analisi dei dati, sempre più aziende integrano strumenti di intelligenza artificiale (AI) nei propri processi produttivi e organizzativi.
Ma cosa succede quando questa trasformazione impatta direttamente sull’occupazione?
Secondo l’art. 3 della Legge n. 604/1966, il licenziamento per giustificato motivo oggettivo si fonda su ragioni inerenti l’attività produttiva, l’organizzazione del lavoro o il regolare funzionamento dell’azienda.
Ma l’introduzione di una tecnologia che rende superflua una posizione lavorativa può costituire davvero una “giustificazione oggettiva”?
La giurisprudenza italiana ha più volte chiarito che il datore di lavoro ha sì libertà organizzativa, ma questa va bilanciata con la necessità di verificare la reale sussistenza del motivo e la possibilità di ricollocare il dipendente in mansioni compatibili.
Se un lavoratore è colpito da un licenziamento per giustificato motivo oggettivo legato all’introduzione dell’AI, è fondamentale:
- verificare la reale sussistenza del motivo addotto (se la nuova tecnologia ha effettivamente reso inutilizzabile la mansione svolta dal dipendente);
-
esaminare l’eventuale violazione dell’obbligo di repêchage (se esiste la possibilità di impiegare il lavoratore in ruoli alternativi).
Non è legittimo il licenziamento motivato dal solo intento di ridurre i costi sostituendo il lavoratore con “altro” a minor costo senza un reale mutamento dell’organizzazione tecnico-produttiva.
La Corte di Cassazione ha più volte ribadito che l’innovazione tecnologica può costituire “giustificato motivo oggettivo” di licenziamento solo se comporta una reale riorganizzazione e la posizione del lavoratore diventa effettivamente superflua (Cass. 14.6.2005, n. 12769; Cass. 18.4.1991, n. 4164).
Il controllo giudiziale si estende anche alla verifica della non pretestuosità della scelta datoriale e della correttezza procedurale, inclusa la verifica della possibilità di adibire il lavoratore ad altre mansioni compatibili.
4. Quale futuro possibile per il lavoratore ?
AI e licenziamento per giustificato motivo oggettivo sono destinati a incrociarsi sempre più spesso nei prossimi anni.
L’evoluzione tecnologica è inarrestabile, ma non deve diventare un alibi per comprimere diritti fondamentali.
Serve un nuovo equilibrio tra innovazione e tutela, tra esigenze d’impresa e dignità del lavoro.
Il diritto del lavoro e l’avvocato giuslavorista hanno il compito di presidiare questo equilibrio.
E il lavoratore ha il diritto – e il dovere – di informarsi, formarsi e farsi accompagnare nelle transizioni, per non subire passivamente cambiamenti imposti, ma affrontarli con consapevolezza.
©copyright Studio Legale Albini & Partners
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