Cadute in Ospedale: responsabilità della struttura
10/06/2013
Le cadute in ospedale, sia determinate da problemi strutturali che in conseguenza dell’omessa vigilanza del paziente, sono nel 92% dei casi prevedibili ed evitabili.
Le cadute rientrano tra gli eventi più frequenti nelle strutture sanitarie e possono determinare conseguenze immediate e tardive anche gravi fino a condurre, in alcuni casi, alla morte del paziente.
Nella Regione Lombardia la caduta si attesta come terza causa di risarcimento danni (v. Regione Lombardia Decreto n. 7295 del 22 luglio 2012 linee di indirizzo e requisiti minimi regionali per l’implementazione di un sistema per la prevenzione e la gestione del rischio caduta del paziente degente in ospedale o in RSA-RSD )
La Raccomandazione Ministeriale n. 13 per la prevenzione e la gestione della caduta del paziente nelle strutture sanitarie del novembre 2011 e s.m.i., stima che “circa il 14% delle cadute in ospedale sia classificabile come accidentale, ovvero possa essere determinato da fattori ambientali (es. scivolamento sul pavimento bagnato), l’8% come imprevedibile, considerate le condizioni fisiche del paziente (es. improvviso disturbo dell’equilibrio), e il 78% rientri tra le cadute prevedibili per fattori di rischio identificabili della persona (es. paziente disorientato, con difficoltà nella deambulazione)”.
Si rileva pertanto come nel 92% dei casi, le cadute siano determinate da problemi organizzativi per carenza strutturale o di “cattiva gestione“ del paziente da parte del personale sanitario.
Occorre predisporre interventi mirati alla riduzione dei fattori di rischio personali, con un’attenta valutazione e monitoraggio di ciascun paziente, ed ambientali.
La compressione del rischio da caduta del paziente in struttura sanitaria è un indicatore della qualità assistenziale.
La struttura e gli operatori dovranno quindi adottare le misure di valutazione sia degli ambienti, con predisposizione di interventi di messa in sicurezza delle aree rilevate a rischio di caduta (es. apponendo paletti antintrusori sulle scale, allarmi alle uscite di sicurezza, manutenendo pavimenti sconnessi ecc..), che intrinseci del paziente, identificando mediante scale di valutazione (es. Scala Conley, Scala Morse, Scala Straatify…) i soggetti a potenziale rischio caduta ed attuando conseguentemente una pianificazione di interventi clinico-assistenziali atti a ridurne il rischio.
Solo con una pianificazione di attività, e quindi un’attività documentata, la struttura e gli operatori potranno fornire la prova che l’evento caduta, eventualmente successo, sia ascrivibile a quella categoria di eventi imprevedibili e non altrimenti contenibili.