Omessa diagnosi di tumore incurabile: sì a danno da “perdita di chances” anche in caso di morte inevitabile (Cass. civ., sez. III, sent. 23.05.14 n° 11522)
17/06/2014
L’omessa diagnosi di un processo morboso terminale incurabile, sul quale, pertanto, è possibile intervenire soltanto con un intervento palliativo, idoneo (quanto meno) ad alleviare le sofferenze, determinando un ritardo della possibilità di esecuzione di tale intervento, cagiona danno al paziente che non può fruire nemmeno delle cure palliative e deve sopportare le conseguenze del processo morboso sino all’esito finale.
La Cassazione ritiene che vi sia ugualmente una responsabilità del sanitario, la cui funzione non è soltanto quella di fare in modo che il paziente non muoia, ma anche di fare in modo, se il decesso non può essere evitato, che il suo paziente viva il più a lungo possibile ed il meglio possibile.
Infatti, come rileva la Cassazione, lo sfortunato paziente ha dovuto sopportare le conseguenze del processo morboso e particolarmente il dolore, posto che la tempestiva esecuzione dell’intervento palliativo avrebbe potuto, sia pure senza la risoluzione del processo morboso, alleviare le sue sofferenze.
Trattasi di “danno da perdita di chances”, laddove, per colpa del medico il paziente, pur condannato, perde anche la possibilità (la chance, appunto) di vivere meglio e più a lungo durante il decorso della malattia, grazie alle cure palliative.
La Cassazione ritiene, pertanto, risarcibile non solo la perdita della possibilità di guarire (che in questo caso non c’era), ma anche la perdita della possibilità di condurre una vita migliore.